Continua la partita del 5G sulla sicurezza

La nuova rete mobile scalda ancora gli animi a livello internazionale. L’annuncio del governo del Regno Unito, che ha escluso l’idea di bandire Huawei dai progetti per l’introduzione del 5G sul suo territorio, riaccende la discussione riguardo i rischi collegati alla nuova tecnologia e alle sue implementazioni. Se il dibattito è fortemente inquinato da interessi geopolitici e dallo scontro commerciale tra Stati Uniti e Cina, il tema della cyber-security nel nuovo panorama non può essere ignorato.

Al di là dei timori più o meno giustificati per possibili azioni di spionaggio a livello di infrastrutture, l’introduzione del 5G avrà come conseguenza un aumento esponenziale delle connessioni “indipendenti” che porterà con sé, inevitabilmente, nuovi problemi di sicurezza. Se già oggi i dispositivi connessi, per esempio quelli appartenenti alla grande famiglia dell’IoT, risultano difficili da proteggere, uno scenario in cui i device intelligenti si collegano a Internet direttamente attraverso la rete 5G rischia di creare una gigantesca area grigia in cui i controlli sono estremamente limitati.

Quali le possibili soluzioni? Da una parte, spiegano gli esperti, è necessario che i dispositivi di nuova generazione abbiano caratteristiche ispirate alla logica della “security by design”, un percorso che, per fortuna, vede anche il supporto di processi a livello legislativo e di certificazione soprattutto in ambito comunitario. Dall’altra, serve il contributo delle aziende, che dovranno preoccuparsi di mettere in campo infrastrutture in grado di garantire la sicurezza dei sistemi e dei singoli dispositivi. Un processo in cui la collaborazione tra produttori e società di sicurezza giocherà, si spera, un ruolo fondamentale.

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