Dove sono i nostri dati?

Quando si parla di gestione dei dati, di solito il pensiero corre alla questione della privacy. Chi lavora nel settore IT, però, ha ormai imparato che avere il controllo delle informazioni non è un problema che si devono porre solo gli utenti di Facebook. Negli ultimi anni abbiamo assistito a una crescita esponenziale delle quantità di informazioni generate dal business, accompagnata da nuove tecniche per l’analisi e l’elaborazione dei dati. Virtualizzazione e cloud permettono di gestire tutto questo senza troppi problemi.

La nuova dimensione dello storage, però, ha anche un rovescio della medaglia. Per gestire in maniera rapida ed efficiente i dati che ci servono lavoriamo tutti i giorni con sistemi sempre più complessi, articolati e decentrati, con il rischio di perdere il controllo delle informazioni che gestiamo. L’uso di database che possono essere facilmente duplicati, messi in rete e condivisi in qualsiasi situazione apre infatti al rischio che le informazioni finiscano per essere gestite in maniera confusa o addirittura caotica. Concetti fondamentali, come quello della segmentazione della rete, faticano a reggere di fronte a un livello di articolazione che sta mettendo in crisi gli amministratori di sistema, abituati a sistemi tradizionali in cui tutto era terribilmente più semplice.

Le potenziali (e indesiderabili) conseguenze di questa situazione si leggono tutti i giorni nella cronaca delle società di sicurezza: dietro la maggior parte dei furti di informazioni c’è il peccato originale di una gestione troppo “disinvolta” nella gestione dell’accesso ai dati.

Insomma: se un tempo avevamo un problema di quantità, che oggi possiamo considerare risolto, l’attenzione però deve spostarsi sull’implementazione di strumenti che consentano non solo di archiviare e rintracciare rapidamente le informazioni, ma anche di monitorare il traffico dei dati all’interno dell’infrastruttura e di mappare costantemente l’allocazione e l’accesso delle informazioni stesse.

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