Il fattore umano nella sicurezza informatica

Le aziende spesso si concentrano, come è giusto che sia, sul difendere dati e informazioni in loro possesso. Tuttavia, i cyber criminali si focalizzano sulle debolezze degli utenti, sovente la migliore porta per accedere nei sistemi IT. Questo è dovuto principalmente a una profonda mancanza di cultura della sicurezza informatica, che nell’immaginario collettivo riguarda solo gli addetti IT. Spesso è anche la comodità che spinge a tralasciare misure di sicurezza o a preferire soluzioni note magari obsolete. A complicare ulteriormente le cose il crescente utilizzo dei dispositivi mobili, utilizzati magari compiendo altre attività, e quindi con un basso grado di attenzione. Il processo di digitalizzazione delle aziende a causa della pandemia (+54%) ha fatto il resto, allargando a dismisura le superfici di attacco, non più limitate agli strumenti usati in ufficio.

Le tecniche più utilizzate per “bucare” la fiducia, sono il phishing che rappresenta il 12% degli attacchi totali, ma non mancano trojan e ransomware, questi ultimi in netta crescita con un 300% in più anno su anno. Anche gli haker, che primano erano quasi sempre giovani talentuosi più in cerca di gloria che di danaro, oggi sono invece vere e proprie organizzazioni criminali. Per fare fronte a queste minacce sempre più pressanti, occorre un nuovo approccio che si basi sull’utilizzo di soluzioni in grado di funzionare anche sui dispositivi mobili, offrendo agli utenti confini sicuri all’interno dei quali operare. Una soluzione efficace è offerta da Crypty, piattaforma che oltre a blindare i dispositivi mobili è in grado di prevenire gli errori involontari che si potrebbero commettere. Il tutto senza rinunciare alla praticità e alla facilità a cui siamo abituati con i dispositivi mobili nella vita quotidiana.

Condividi:
Torna indietro

Iscriviti alle newsletter di AttivaEvolution