La digitalizzazione che fa bene al clima

In attesa di quanto potrà emergere dalla COP26 in corso a Glasgow, sul tema della crisi ambientale e del riscaldamento climatico c’è una sola certezza: è un problema che interessa tutti. Anche (e soprattutto) le aziende. Il mondo produttivo, infatti, si trova in una fase in cui l’innovazione tecnologica consente di fare scelte che hanno un notevole impatto sull’ambiente.

La chiave è, come al solito, quella della trasformazione digitale e del suo peso nel consumo delle risorse del pianeta. Può sembrare banale, ma uno degli esempi più efficaci riguardo questo tema è l’utilizzo della carta. Un dipendente utilizza circa 70 kg di carta all'anno. Una tonnellata di carta equivale all'abbattimento di 17 alberi, il consumo di 26.500 litri di acqua, 3 barili di petrolio e 4100 kilowatt di energia. L’archiviazione in formato digitale e l’uso di strumenti di comunicazione online ha già contribuito a ridurne il consumo. L’introduzione di sistemi di firma digitale sta portando alla riduzione anche in quell’ambito, come la contrattualistica, in cui i documenti cartacei hanno ancora un ruolo rilevante. Un discorso simile vale per gli strumenti di comunicazione e collaborazione a distanza, che “tagliano” la necessità di spostarsi per il mondo e, di conseguenza, portano a una riduzione delle emissioni in atmosfera. Seconda una ricerca del Guardian, un volo andata e ritorno da Londra a New York rilascia nell'atmosfera 986 kg di anidride carbonica per ogni passeggero. Una videoconferenza tra 10 persone, di conseguenza, consente di risparmiare all’ambiente quasi 20 tonnellate di CO2.

In questo contesto, si può dire che spingere sulla digitalizzazione non è solo un modo per aumentare efficienza e competitività, ma anche uno strumento per contrastare la crisi ambientale e climatica. In altre parole, è un ottimo investimento per tutti.

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