La sicurezza è una parte delle infrastrutture

Nessuno può permettersi un “lockdown” dei servizi digitali, nemmeno per poche ore. È una delle conseguenze della digitalizzazione, che le aziende stanno sperimentando negli ultimi anni e che si può riassumere in un semplice concetto: se il sistema IT non funziona, l’azienda è ferma. Dalla produzione all’amministrazione, passando per il marketing e l’assistenza clienti, ogni operazione dipende da servizi digitali. Nella logica di realizzare infrastrutture efficienti, quindi, il concetto di resilienza agli attacchi ha ormai assunto un ruolo di primo piano. Al punto che i fornitori di tecnologia cominciano a considerare gli strumenti di backup, recovery e contrasto proattivo agli incidenti informatici qualcosa che è parte integrante delle infrastrutture stesse. Tra i protagonisti di questa evoluzione c’è per esempio Scale Computing. L’azienda, specializzata in Edge Computing con sede a Minneapolis, ha dotato la sua piattaforma HC3 di una serie di strumenti pensati per garantire sia la protezione delle risorse e dei dati, sia la possibilità di ripristinarli rapidamente in caso di incidente cyber. Insomma: la logica che si sta facendo strada è quella per cui le stesse infrastrutture “contengono” tutto ciò che serve per difendere l’operatività di fronte a un attacco informatico. L’elemento fondamentale, a livello di scelta per le aziende, si concentra a questo punto sull’efficacia e l’affidabilità delle soluzioni scelte. Un panorama in cui si può prevedere la creazione sempre più frequente di partnership e collaborazioni cono “specialisti” del settore (Scale Computing per il backup ha scelto Acronis) per garantire un livello di qualità elevato delle soluzioni a disposizione delle aziende. Il tutto in un’ottica in cui la distinzione tra infrastrutture e cyber security è destinata a evaporare. Finalmente.

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