Le conference call sono una cosa seria

La pandemia da Covid 19 ha definitivamente “sdoganato” gli strumenti di comunicazione digitale come modalità di confronto e comunicazione per le aziende. Un’evoluzione che, ripetono gli esperti, è destinata a sedimentarsi anche quando l’emergenza sanitaria sarà solo un ricordo. In questa fase, però, molte aziende hanno affrontato il tema della UCC (Unified Communication and Collaboration) attraverso l’adozione (spesso un po’ frettolosa) di strumenti gratuiti o destinati a un pubblico generalista. Una scelta che ha permesso di tamponare l’emergenza, ma che nel medio e lungo periodo mostra tutti i suoi limiti. Il caso riportato dal Guardian, in cui un avvocato texano si è presentato in una conference call su Zoom con un filtro attivo che lo trasformava in un gattino, è soltanto uno dei più clamorosi effetti collaterali legato all’uso di piattaforme consumer in un ambito che richiederebbe l’utilizzo di strumenti decisamente più “seri”. Al di là del folklore legato a incidenti più o meno divertenti, l’adozione di strumenti professionali rappresenta oggi un fattore abilitante per potenziare le attività di business e sfruttare al massimo la versatilità dei sistemi di comunicazione digitale. I più avanzati sistemi UCC per le aziende mettono infatti a disposizione strumenti specializzati, come gli algoritmi di riconoscimento vocale che consentono di ottenere in tempo reale le trascrizioni delle conversazioni, che consentono di aumentare la produttività e sfruttare al massimo le potenzialità delle nuove tecnologie anche nell’ambito della comunicazione. Senza il rischio, elemento non trascurabile, di trovarsi in riunione con un gattino antropomorfo.

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