Una videoconferenza potrebbe salvare il pianeta

Nel 2010 si verificò una delle più imponenti eruzioni nel nord Europa. Protagonista il vulcano Eyjafjöll, che ha letteralmente oscurato i cieli dell’Islanda bloccando il traffico aereo tra Europa e Stati Uniti per quasi due settimane. A farne le spese, in quei lunghissimi 13 giorni, sono stati soprattutto manager e dirigenti, che in quel periodo non hanno potuto fare spola tra i due continenti. Il mondo degli affari, però, non si è fermato. All’improvviso, infatti, molti hanno scoperto come fosse possibile organizzare riunioni e meeting sfruttando sistemi di videoconferenza di comunicazione unificata. Quando il vulcano ha cessato la sua attività, però, il mondo ha continuato a girare come prima e le trasferte aeree sono riprese.

A 9 anni di distanza, con la straordinaria mobilitazione contro il rischio rappresentato dal cambiamento climatico, l’idea di sostituire i voli aerei con sessioni in videoconferenza riacquista vigore. Il traffico aereo, infatti, rappresenterebbe il 5% delle emissioni di CO2 in atmosfera e una “svolta green” che punti a sostituire le classiche trasferte con una call via Internet può rappresentare uno di quei piccoli passi che portano verso la costruzione di uno stile di vita più sostenibile per il pianeta.

Le tecnologie ci sono tutte da tempo e, rispetto ai tempi in cui il vulcano islandese ha “forzato” buona parte del pianeta ad adattarvisi, anche l’abitudine a utilizzare strumenti di comunicazione e collaborazione online è certamente cresciuta. Ora si tratta di mettere a regime le potenzialità trasformandole in una cultura ecologica che è diventata qualcosa di indispensabile per chiunque abbia a cuore il futuro del pianeta. La tecnologia, da questo punto di vista, ci può certamente aiutare. SI tratta solo di cogliere l’occasione.

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