Verso una connettività globale

Non solo per garantire l’accesso a contenuti e intrattenimento o per consentire la possibilità di lavorare sfruttando strumenti di condivisione e collaborazione online: la connettività oggi è un prerequisito indispensabile per accedere a servizi basilari, come i rapporti con la pubblica amministrazione o le strutture sanitarie.

La recente emergenza sanitaria, che ha costretto molte persone a cercare alternative alla fruizione “in presenza” di questi servizi ha senza dubbio funzionato da fattore accelerante, ma il processo si era già innescato. Semmai, le perplessità sull’adozione di una vera “cittadinanza digitale” potevano vertere sul fatto che questa evoluzione finisse sistematicamente per incasellarsi nella categoria dei “buoni propositi” o degli “annunci a effetto”. Nel contesto attuale, invece, l’accesso a Internet viene percepito come qualcosa di estremamente concreto.

Nel nostro paese il tema viene normalmente declinato nei progetti per l’estensione delle connessioni a banda larga (attualmente in corso) nelle aree urbanizzate e l’annullamento di quel gap che vede l’Italia ancora indietro rispetto ad altri paesi in Europa e nel mondo. Parallelamente a questo necessario percorso, emerge però un tema strettamente connesso: quello della copertura delle aree remote, quelle zone cioè per cui i tradizionali sistemi di connessione attraverso cablatura risultano essere più difficili da realizzare. La fornitura di connettività anche in queste aree, oltre che andare a soddisfare i bisogni della popolazione residente, è un fattore abilitante fondamentale per poter sfruttare al massimo le potenzialità degli strumenti digitali (si pensi all’impatto sul turismo) e della messa in opera di sistemi di rilevamento e monitoraggio utili, per esempio, per la transizione verso un sistema “evoluto” in ambito agricolo (agricoltura 4.0) e un potenziamento degli interventi di tutela del settore idro-geologico.

Insomma: portare la connettività ovunque dovrebbe diventare una priorità per tutti.

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