Allarme truffe online per le aziende

Il periodo di lockdown non ha cambiato soltanto le abitudini delle persone e l’organizzazione aziendale, accelerando il passaggio all’adozione di forme di lavoro flessibile e in remoto. Quello che è cambiato è anche il modo in cui tutti i soggetti (privati e pubblici) comunicano tra loro.
Quella a cui abbiamo assistito negli ultimi tre mesi, in pratica, è stata una prepotente digitalizzazione di ogni aspetto burocratico. Al di là della causa, si tratta in fondo di una buona notizia. Nel prossimo futuro è infatti lecito prevedere che la digitalizzazione delle comunicazioni renderà decisamente più snelli tutti i processi che un tempo richiedevano le classiche “scartoffie”.
Il rovescio della medaglia, però, riguarda ancora una volta la sicurezza. La precipitosa adozione di strumenti digitali per le comunicazioni tra uffici ha infatti avuto la conseguenza di indurre molti operatori a improvvisare procedure e pratiche che non rispondono a quei requisiti di sicurezza minimi cui sarebbe bene si ispirassero.
Ad approfittarne sono i pirati informatici, che in queste settimane hanno moltiplicato i loro sforzi per infilarsi tra le maglie larghe di un sistema che deve essere ancora rodato. La cronaca riporta, per esempio, una crescita esponenziale di truffe ai danni di soggetti pubblici (come il governo tedesco e gli Stati Uniti) finiti vittima di classiche truffe in cui i cyber criminali hanno impersonato ignari cittadini per intascare i sussidi legati all’emergenza Covid-19.
Anche le aziende e altri soggetti economici, però, hanno subito attacchi resi possibili proprio dalla scarsa abitudine ad adottare procedure di verifica in una dimensione totalmente digitale. Il caso più clamoroso, che è costato la bellezza di 10 milioni di dollari al Fondo Sovrano di Norvegia, evidenzia però un dato fondamentale: qualsiasi truffa che sfrutta il digitale prende le mosse da una violazione di sistemi informatici.
In questo scenario, diventa quindi indispensabile non solo adattare policy e procedure, ma dotarsi di strumenti evoluti che consentano di controllare gli accessi ai sistemi aziendali e individuare tempestivamente abusi e tentativi di intrusione. Sottovalutare il rischio, soprattutto in questa fase, potrebbe costare davvero caro.
 

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