C'è da avere paura della guerra dei dazi USA-Cina?

Gli economisti di tutto il mondo stanno guardando con una certa preoccupazione allo scontro commerciale tra Washington e Pechino. Esperti, commentatori e operatori del settore finanziario sono arrivati addirittura a immaginare uno scenario in cui sia possibile un effettivo decoupling (disaccoppiamento – ndr) delle due economie.

Tra chi si occupa di IT, però, si respira un’aria diversa. Certo, il bando di aziende cinesi dai mercati USA non è una buona notizia, ma chi ha a che fare tutti i giorni con i temi tecnologici sa benissimo che non può essere che una fase. Prima di tutto perché il livello di interdipendenza a livello economico nel settore IT è decisamente più elevato rispetto a qualsiasi altro settore. Ogni dispositivo, dal semplice smartphone alla più complessa appliance di rete, è un mix di tecnologie e componenti che provengono, indipendentemente dal marchio, da tutto il mondo.

In secondo luogo perché la Cina, che qualcuno si ostina ancora a vedere come “la fabbrica del mondo”, è oggi qualcosa di molto diverso. I tempi in cui i produttori asiatici potevano essere considerati semplici produttori sono ormai lontani. Oggi Pechino è a tutti gli effetti un polo tecnologico, in cui si fa ricerca e innovazione come in USA ed Europa. Le considerazioni sulla nuova rete 5G, da questo punto di vista, sono solo la punta dell’iceberg.

Con una ulteriore postilla che dovrebbe far riflettere. Se in ambito economico la logica “win-win” della globalizzazione ha mostrato col tempo tutti i suoi limiti, nell’ambito della ricerca e dell’innovazione nel settore IT si sta dimostrando molto più concreta. Perché le idee, semplicemente, non hanno passaporto, vanno dove vogliono e, di solito, ne generano di nuove. E non sarà qualche dazio a fermarle.

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