Cloud, UCC e 5G: cambia tutto

A volte bastano pochi mesi per modificare le dinamiche nel mondo IT. Quelli da cui stiamo uscendo, che verranno ricordati per la pandemia di Covid-19, hanno impattato in maniera decisamente “importante” sulla realtà che ci circonda. Come in ogni piccola (o grande) rivoluzione, però, c’è chi sale e c’è chi scende.

A salire è decisamente il cloud. Complice il boom del lavoro in remoto, l’utilizzo dei servizi cloud è aumentato a dismisura e le aziende hanno potuto apprezzare tutti i vantaggi di avere a disposizione un’infrastruttura flessibile e scalabile che si può adattare in tempo reale alle nuove esigenze.

Un discorso simile vale per l’UCC (Unified Communication and Collaboration) che, complice il periodo di lockdown, ha guadagnato un ruolo di primo piano e ha permesso a migliaia di realtà produttive di continuare a lavorare nonostante il blocco degli spostamenti “fisici”. Un’evoluzione di cui sarà interessante vedere gli sviluppi nel prossimo futuro, ma che ha tutti i numeri per compere il salto da “necessità” a “valore aggiunto” per chiunque ne abbia potuto apprezzare i vantaggi.

A uscire con le ossa rotte da questi mesi, invece, è il progetto della nuova rete 5G. Un po’ perché le limitazioni agli spostamenti hanno inevitabilmente ridotto l’appeal di una tecnologia che punta tutto su una mobilità che oggi ha poca agibilità. A provocare una probabile battuta di arresto, però, sono le notizie che arrivano dall’Italia e dal Regno Unito e che riguardano, nel dettaglio, il coinvolgimento di Huawei nella costruzione della nuova rete.

Al di là delle motivazioni che sono state messe a fondamento dell’esclusione della società cinese nel progetto 5G nei due paesi, più legate a logiche di geopolitica che a questioni tecniche, le scelte del governo britannico e degli operatori di casa nostra avranno un impatto notevole sul percorso di implementazione della nuova rete. Comunque la si pensi, Huawei è infatti l’azienda che può vantare le maggiori competenze in ambito tecnologico sul 5G e la sua estromissione avrà come conseguenza un rallentamento che al momento è ancora difficile da quantificare. Chi lavora nel settore IT, per il momento, non può fare altro che tenere le antenne dritte e cercare di capire quali saranno i prossimi passi.

A volte bastano pochi mesi per modificare le dinamiche nel mondo IT. Quelli da cui stiamo uscendo, che verranno ricordati per la pandemia di Covid-19, hanno impattato in maniera decisamente “importante” sulla realtà che ci circonda. Come in ogni piccola (o grande) rivoluzione, però, c’è chi sale e c’è chi scende.

A salire è decisamente il cloud. Complice il boom del lavoro in remoto, l’utilizzo dei servizi cloud è aumentato a dismisura e le aziende hanno potuto apprezzare tutti i vantaggi di avere a disposizione un’infrastruttura flessibile e scalabile che si può adattare in tempo reale alle nuove esigenze.

Un discorso siile vale per l’UCC (Unified Communication and Collaboration) che, complice il periodo di lockdown, ha guadagnato un ruolo di primo piano e ha permesso a migliaia di realtà produttive di continuare a lavorare nonostante il blocco degli spostamenti “fisici”. Un’evoluzione di cui sarà interessante vedere gli sviluppi nel prossimo futuro, ma che ha tutti i numeri per compere il salto da “necessità” a “valore aggiunto” per chiunque ne abbia potuto apprezzare i vantaggi.

A uscire con le ossa rotte da questi mesi, invece, è il progetto della nuova rete 5G. Un po’ perché le limitazioni agli spostamenti hanno inevitabilmente ridotto l’appeal di una tecnologia che punta tutto su una mobilità che oggi ha poca agibilità. A provocare una probabile battuta di arresto, però, sono le notizie che arrivano dall’Italia e dal Regno Unito e che riguardano, nel dettaglio, il coinvolgimento di Huawei nella costruzione della nuova rete.

Al di là delle motivazioni che sono state messe a fondamento dell’esclusione della società cinese nel progetto 5G nei due paesi, più legate a logiche di geopolitica che a questioni tecniche, le scelte del governo britannico e degli operatori di casa nostra avranno un impatto notevole sul percorso di implementazione della nuova rete. Comunque la si pensi, Huawei è infatti l’azienda che può vantare le maggiori competenze in ambito tecnologico sul 5G e la sua estromissione avrà come conseguenza un rallentamento che al momento è ancora difficile da quantificare. Chi lavora nel settore IT, per il momento, non può fare altro che tenere le antenne dritte e cercare di capire quali saranno i prossimi passi.

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