Cyberattacchi: Italia è il 4° paese più colpito

Durante il 2021 gli attacchi a livello globale sono cresciuti del 10%, con maglia nera per l’Italia, che ha registrato un +58% di server compromessi e +35% di cyberattacchi. Cifre preoccupanti, che ci pongono al 4° posto nella classifica dei paesi più colpiti. A fronte di questo, purtroppo, solo lo 0,08% del PIL nazionale viene investito nella cybersicurezza e nella cultura digitale. E proprio quest’ultima è quella che sembra mancare di più, visto che il 90% degli attacchi sono stati generati inconsapevolmente da dipendenti, che hanno creato una breccia attraverso la quale i cracker hanno sferrato i loro cyber-attacchi. E ciò che succede, al di là del furto e del ricatto, è il riversaggio dei dati di cui entrano in possesso all’interno del Dark web, dove ogni dato diventa una possibile porta dalle quale i cybercriminali possono entrare. Gli attacchi avvengono in tanti modi diversi, dal furto di una password al lasciare malevolmente in giro una chiave usb, che inavvertitamente un dipendente può raccogliere e utilizzare, e che può diventare l’inizio di un attacco. Le contromisure sembrano banali, oramai conosciute, ma ancora troppo poche sono le persone le attuano. Diversificare le password, ritornare al cartaceo per poterle utilizzare, ma soprattutto accettare gli aggiornamenti software, soprattutto per gli smartphone: i cybercriminali si nascondono nelle zone d’ombra, nelle linee di passaggio da un vecchio sistema a uno nuovo, per esempio, e utilizzano qualsiasi escamotage per poter sferrare i propri attacchi.

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