Il backup su cloud è comodo, ma non basta

Nel settore del cyber crimine, una delle regole che non perdono mai di attualità è la capacità di evolversi e adattarsi.  Nel caso degli attacchi ransomware, ciò a cui abbiamo assistito è una vera e propria “evoluzione della specie”, che ha portato i pirati informatici a modificare le loro tecniche di attacco per massimizzare i profitti legati alla loro attività criminale.

Se in una prima fase i ransomware sono stati diffusi “a pioggia” colpendo in maniera indiscriminata utenti privati e aziende, quello a cui gli esperti di sicurezza hanno assistito negli ultimi mesi è una progressiva specializzazione negli attacchi rivolti alle imprese. Un cambio di passo che ha portato con sé anche un nuovo modo di portare gli attacchi: non più semplici invii attraverso allegati alla posta elettronica, ma operazioni di infiltrazione attentamente pianificate che richiedono settimane (o mesi) di preparazione.

Ora i cyber criminali stanno adottando una nuova e più insidiosa strategia, che mira non solo a bloccare le infrastrutture IT attraverso gli attacchi ransomware, ma a sottrarre le credenziali che consentono di gestire gli strumenti di backup su cloud per cancellare le copie di sicurezza e rendere impossibile il ripristino dei dati.

In alcuni casi, addirittura, i pirati informatici puntano ai backup ancora prima di attivare il ransomware. Il motivo? In uno scambio via mail con una testata giornalistica specializzata, i pirati informatici del gruppo Maze hanno spiegato la logica che sottende alla strategia: visto che all’interno del backup sono solitamente raccolti i dati più importanti, un attacco diretto ai sistemi che lo gestiscono permettono di “risparmiare tempo” e colpire immediatamente i dati più sensibili.

Insomma: per proteggere l’integrità dei dati, il backup su cloud non è più sufficiente. Quello che serve, anche in questo caso, è applicare la filosofia della ridondanza e prevedere, oltre al più versatile backup cloud, la creazione periodica di copie di sicurezza su supporti fisici (o infrastrutture on premise) che mettano al sicuro l’azienda da una simile manovra a tenaglia.

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