Infrastrutture IT: quanto pesa il fattore bot

Nella progettazione o nell’adeguamento periodico delle infrastrutture IT, uno dei principali aspetti che ci si trova ad affrontare è quello della gestione del traffico Internet. Che ci si trovi a gestire un semplice sito Web di rappresentanza o servizi più complessi, il tema rimane uno di quelli in grado di togliere il sonno ai responsabili IT.

Un eventuale “down”, infatti, si traduce sistematicamente in una perdita di produttività e, cosa non trascurabile, in un danno di immagine per chi lo dovesse eventualmente subire.

Se il compito di garantire la business continuity di per sé non è dei più facili, chi se ne occupa deve tenere conto di un ulteriore fattore di complessità: l’attività di navigazione automatizzata. Accanto al traffico “umano”, infatti, su Internet imperversano milioni di bot impegnati nei compiti più disparati.

Alcuni di questi, come i crawler utilizzati da Google per indicizzare i contenuti dei siti Web, sono assolutamente indispensabili nell’ecosistema Internet. Altri, come quelli usati dagli aggregatori per la raccolta di informazioni su prezzi e offerte online, rappresentano un serio problema per alcune attività. Non mancano, infine, i bot malevoli, utilizzati dai cyber-criminali per cercare di violare i sistemi o sottrarre informazioni sensibili.

Al di là della loro funzione e dell’eventuale pericolosità, la presenza di questo vero e proprio esercito di bot ha una conseguenza ulteriore: genera una quantità di traffico che gli esperti hanno stimato nel 37,9% del totale.

Insomma: quasi la metà del traffico che si riversa sui server aziendali proviene da software automatizzati che, oltretutto, non sempre sono individuabili attraverso sistemi di filtri o di analisi del traffico. Una sorta di “rumore di fondo” che con cui necessariamente si devono fare i conti.

La buona notizia, almeno secondo gli ultimi rilievi, è che la percentuale di traffico generato da bot (nel 2014 sfiorava il 60%) è in costante calo. Attenzione, però: come tutte le statistiche è da prendere con le molle. Il boom delle connessioni mobile rischia di “drogare” questo dato, che va letto correttamente. La diminuzione in percentuale della navigazione automatizzata, infatti, non è dovuta tanto a un calo numerico, quanto all’aumento del traffico “umano”.

In definitiva, chi oggi progetta infrastrutture IT deve rassegnarsi a prevedere che i requisiti per garantire la business continuity continuino a crescere esponenzialmente.

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