Italia, fanalino di coda nella Cybersecurity

Aumento a doppia cifra degli investimenti in cybersicurezza nel 2022, ma il sistema Italia rimane fanalino di coda tra le economie avanzate del G7. Ai primi posti Usa e Regno Unito, al quale seguono gli altri paesi con Germania allo 0,18 del Pil, e l’Italia a solo 0,1%. Questo sta causando un sempre maggior interesse da parte degli hacker verso il nostro paese, come testimonia l’attacco dello scorso 22 febbraio rivendicato dal collettivo filorusso NoName057, che ha colpito società e banche, tra le quali Tim, Bper e A2A, e istituzioni pubbliche, come i Carabinieri.

Il rapporto Clusit ha evidenziato un incremento semestrale degli attacchi dell’8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con molte organizzazioni che hanno intrapreso o potenziato investimenti in sicurezza, adottando nuove tecnologie o rivedendo i processi per proteggersi. Il bottino più prezioso nella guerra che si combatte nel cyberspazio sono i dati, indispensabili per lo spionaggio politico, industriale, militare, mentre mettere off-line i server significa non permettere di fornire servizi, interrompendo settori vitali per una economia digitale.

La vera sfida è formare figure specializzate con competenze in sicurezza informatica e piani di istruzione strutturati per tutti i livelli aziendali, in un ambito nel quale il costo del cybercrime toccherà i 10,5 trilioni di dollari nei prossimi anni, con pesanti le ripercussioni sull’economia.

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