La lezione del periodo di crisi

Mentre si guarda alla “fase due” della pandemia da Coronavirus, chi opera nel settore sta cominciando a fare un bilancio di quello che è successo e (soprattutto) su ciò che potrà e dovrà succedere nel prossimo futuro. 

Per quanto riguarda il bilancio, nel settore IT è emerso con prepotenza un elemento che in periodi “normali” era già evidente: chi ha avuto un approccio proattivo nei confronti della digital transformation, avviando il processo di evoluzione in tempi non sospetti, ha potuto godere di un vantaggio strategico nel momento in cui le piattaforme digitali sono diventate l’unico “salvagente” per far fronte al periodo di lockdown e dare continuità all’attività produttiva.

Non ci sono dubbi che, per questi soggetti, il processo andrà avanti. Magari con ritmi ancora più serrati rispetto a prima.

La vera incognita relativa al futuro prossimo riguarda piuttosto chi non aveva ancora avviato questo processo, e si è trovato nella condizione di dover rincorrere un passaggio alla dimensione digitale per semplice necessità. Quale sarà il prossimo passo? Il rischio è che, passata l’emergenza, molti cedano alla tentazione di orientarsi a un “ritorno al passato”.

Un rischio che potrebbe portare migliaia di aziende a perdere ulteriore terreno in un percorso che, emergenze a parte, è ormai una sorta di scelta obbligata per chi ha intenzione di incentivare produttività e flessibilità nel suo business. Sotto una prospettiva diversa, il tema alla fine è quello degli orizzonti. Archiviare il periodo di crisi che abbiamo attraversato (e stiamo ancora attraversando) come una parentesi, passata la quale si tornerà alla “normalità” è un errore che può costare caro.

Un errore che non possono permettersi le aziende e non può permettersi nemmeno il sistema paese. Per consentire questo passaggio, infatti, è necessario avere infrastrutture di base (a partire dalla connettività) che permettano di implementare le nuove tecnologie digitali. Nel nostro paese, purtroppo, siamo ancora (molto) in ritardo.

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