Ransomware: in calo il giro d'affari

È di oltre 450 milioni di dollari il bottino fruttato agli attacchi ransomware a livello globale nel 2022. Si tratta di un dato che anche se estremamente preoccupante, nasconde una buona notizia. Infatti, il calo anno su anno è stato di ben - 40%, visto che nel 2021 si era registrata la cifra record di 765 milioni di dollari. Ancora più interessante è il motivo di una diminuzione così incisiva (a fronte di un aumento del numero di attacchi), ovvero la volontà da parte delle vittime di non pagare il riscatto. Nel 2022 sono proliferati molti ceppi di ransomware che hanno preso di mira aziende di tutte le dimensioni e di diversi settori, ma le società sono sempre meno disposte ad accogliere le richieste dei criminali informatici. Nel 2019 il 76% delle vittime di un attacco ransomware ha scelto di pagare il riscatto, mentre il restante ne ha affrontato le conseguenze, nel 2021 la proporzione si è sensibilmente modificata, con un 59% delle vittime che ha scelto di non pagare, e nel 2022 si è registrato un ulteriore calo.

Molte sono le cause di questa tendenza. Non sempre il pagamento garantisce la restituzione o la cancellazione dei file e soprattutto non mette assolutamente al riparo da attacchi successivi. Ma non solo, è anche cambiata la percezione degli attacchi, c’è una maggiore consapevolezza del fatto che tutti possono diventare vittime. Inoltre, tutto quello che è accaduto negli scorsi anni sta facendo crescere una “cultura della sicurezza” e così sempre più aziende hanno approntato o stanno mettendo in campo strategie di difesa e backup efficaci, anche grazie a soluzioni sia software che hardware sempre più sofisticate. Purtroppo, però, è ancora relativamente bassa la percentuale di riscatti non pagati e non rappresenta quindi un sufficiente elemento di deterrenza per i cybercriminali. Fino a quando il giro di affari si attesta su centinaia di milioni di dollari gli attacchi ransomware continueranno a rappresentare una minaccia diffusa con cui dover fare i conti.

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