Le lezioni imparate dal blackout di Facebook

Cinque ore in cui i social network di Mark Zuckerberg non sono stati raggiungibili a livello globale. La notizia di questa vera e propria “apocalisse social” è rimbalzata in tutto il mondo provocando reazioni anche da parte di istituzioni come l’Unione Europea. Ma cosa possiamo imparare da tutta la vicenda?

La prima lezione riguarda la gestione degli strumenti digitali. Quando le nostre attività sono sempre più dipendenti dagli strumenti online, un qualsiasi errore può costare molto caro. Nel corso del blackout, Facebook ha sperimentato una situazione surreale: impiegati che non riuscivano ad accedere agli uffici a causa del mancato funzionamento dei badge “smart” utilizzati dall’azienda, comunicazioni rese impossibili dal crash della posta elettronica e (ovviamente) impossibilità di comunicare tramite Whatsapp e simili.

Se per far collassare un’azienda come Facebook è bastata una errata configurazione dei router, questo dovrebbe farci riflettere sulla fragilità di un sistema che è dipendente da Internet.

La seconda lezione affonda le sue radici nei dati diffusi dai commentatori nelle ore successive. Il blackout di 5 ore è costato a Facebook la bellezza di 100 milioni di dollari. Non solo: le ripercussioni in borsa (con una perdita del 5%) hanno causato al solo Zuckerberg un danno quantificato in 6 miliardi di dollari.

Questo insegnamento dovrebbe valere per tutti quando si parla di business continuity. Se i già ingenti danni legati direttamente alla sospensione dell’attività produttiva dovrebbero rappresentare un incentivo per introdurre tutte le tecnologie utili per mitigare il rischio di un blocco delle operazioni nel settore IT, le conseguenze a livello di brand reputation (in questo caso amplificate dal fatto che Facebook è quotata in borsa) non sono da sottovalutare.

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