Flessibili e dinamici per avere scalabilità

La notizia arriva da un tweet di un utente e sta rimbalzando rapidamente sul Web: Telegram potrebbe trovarsi in difficoltà e molti utenti subire ripercussioni negative sul servizio. Il motivo? Secondo l’utente Twitter che ha scagliato il sasso nel lago, il servizio di messaggistica starebbe finendo gli ID disponibili.

SI tratterebbe di un curioso effetto collaterale del successo riscosso dall’applicazione in seguito al crash del concorrente Whatsapp, che però avrebbe conseguenze problematiche per l’architettura di Telegram.

Nel dettaglio, Telegram starebbe assegnando l’ultimo blocco di identificativi a 32bit e sarebbe costretto, in un prossimo futuro, a distribuire un aggiornamento per passare a ID a 64bit. Il problema, stando ai rumors circolati sul Web, è che questo passaggio evolutivo potrebbe “tagliare fuori” gli utenti che hanno un dispositivo legacy.

Tutto da verificare, insomma, ma la suggestione è interessante e riguarda da vicino il concetto di scalabilità. Un aspetto dei servizi digitali che siamo troppo spesso abituati a considerare solo sotto un profilo di “volumi”, associandolo alla potenza di calcolo o alla connettività disponibili.

Riusciamo a immaginare se una situazione del genere si presentasse in una realtà produttiva o nell’erogazione di servizi essenziali?

Il (presunto) caso Telegram ci insegna che la scalabilità è un concetto più ampio e comprende sia le scelte a livello di tecnologie infrastrutturali, sia altre funzionalità come quelle dedicate alla memorizzazione e gestione dei dati.

Possiamo concludere quindi che questo aspetto dei servizi aziendali non dipende solo da fattori quantitativi, ma anche qualitativi. La scelta delle tecnologie più dinamiche e innovative è la sola in grado di garantire quella flessibilità che permette di affrontare le nuove situazioni senza trovarsi di fronte a complicatissimi rebus da risolvere.

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